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LEO

diari di Maria

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continua PREFAZIONE

Quando lei scrive, rivolta a Leo, mio signore o padre… lo fa con le stesse modalità ed è perché lo ha eletto tale, dopo una constatazione di fatto.

Lei lo denomina così usando ciò che di più grande e bello conosce come definizione… così, curando queste pagine, ho distinto con la minuscola o maiuscola quando si rivolge ora a Leo ora a Dio con lo stesso appellativo.

A tratti si possono confondere queste due realtà in quanto lei – sincera, leale, spontanea – suppone che chi avrebbe letto il suo diario sarebbe stato uomo di fede e avrebbe distinto e capito, quindi, per come lei stessa distingueva e capiva…

Spesso comunque si rammarica con se stessa di non saper scrivere bene, di non essere capace di spiegarsi, pur sforzandosi di farlo.

Maria, per pubblicare queste pagine, mi avrebbe chiesto di correggerle, così mi sono messo a farlo limitandomi il più possibile e comunque senza intaccarne minimamente la sostanza.

Ho cancellato qualche ma di troppo, cambiato le virgole, la coniugazione di alcuni tempi verbali… non ho pubblicato le frasi spezzate, quelle incomprensibili o quelle che, decontestualizzate, risulterebbero inappropriate per essere capite; Maria, infatti, le aveva solo appuntate per poi, magari, rivederle e completarle o trascriverle meglio o cancellarle. Ho tralasciato altre frasi, anche di qualche lettera, che riguardano ciò che oggi si definisce “privacy” e che dunque non mi è sembrato il caso di rendere pubblico. Ciò che ho cambiato l’ho fatto con enorme scrupolo e con la certezza che Maria l’avrebbe approvato.

L’ho conosciuta profondamente infatti, e conosco ciò che intendeva dire ed esprimere con quel modo di dire che raramente ho modificato per rendere più chiaro al lettore ciò che intendeva veramente Maria.

Ed ora, alla fine della mia lettura, lasciate che spieghi meglio la frase scritta precedentemente «crede in Dio e in Leo ne trova espressione». Le espressioni divine cui lei anelava, che ricercava, di cui ha riscontrato la grandezza, le aveva trovate proprio e soprattutto in Leo che le conteneva e ne dava evidenza ma, come tutte le cose grandi di Dio, nell’ombra e nel nascondimento: Maria le ha sapute cogliere e ne parla, delineando il maestro che l’ha condotta a raggiungere le più alte vette della spiritualità maturando la fede che lei ha saputo esprimere e vivere in ogni aspetto della sua vita offerta al prossimo.

Queste pagine, inoltre, sono la registrazione dei fatti con cui, prima come “discepolo” e poi come “apostolo”, è stata plasmata e forgiata da Leo che lo ha fatto, come con tutti, per poter poi offrire una missione al servizio di Dio che lei, ogni giorno puntuale, fedele, impegnando ogni cellula di se stessa, ha portato avanti concludendola l’11 giugno del 2002, data della sua scomparsa.

Anch’io, dopo averlo conosciuto, ho elevato quest’uomo allo stadio più alto delle mie conoscenze quanto nel luogo più intimo del mio cuore.

Mi sono sentito avvampare di libertà per vivere sempre di più nel meglio, offrendogli le sole mie forze che, giorno dopo giorno, avrebbero potuto costruire attraverso di lui – mi ha portato a Dio! – un uomo nuovo.

Mi sono innamorato della sua mitezza, della sua logica, del suo cuore, innamorato del suo amore, della sua fede, del suo esempio di vita utile al prossimo più vicino e alla società in un raggio più ampio…

Mi sono innamorato di ciò che ha innestato attorno a lui: la pace, l’amore, la fratellanza, non come concetti e valori astratti, ma concreti, di cui ne era esempio che, tra l’altro – sorprendentemente, se lo domandavi – spiegava come raggiungere, coltivare, ampliare, vivere per sempre in noi e fuori di noi.

Come Maria, sono certo che il suo passaggio abbia reso il mondo migliore.

Centinaia e centinaia sono coloro che ho conosciuto e che, grazie a lui, sono cresciuti nella fede… uno tra loro, Giuseppe, l’uomo più buono del mondo, per come l’aveva definito Leo. Giuseppe lo chiamava, come Maria, mio signore. 

Marisa (catechista della figlia di Maria, Daniela, che diventerà mia moglie) aveva raccolto tutti attorno a sé e aveva invitato tutti a chiamarlo almeno maestro (lo chiamavano zì Lè mentre lei, come Maria e Giuseppe, mio signore). 

Gianni – oggi novantenne – così come Giuseppe quando era in vita, lo ha sempre chiamato signore. Lo hanno fatto, dopo la sua scomparsa, anche rivolgendosi a me. 

Tutto ciò mi ha riempito di tenerezza… A suo tempo ho accettato con il sorriso questo loro appellativo, pur di accogliere la loro stima che – percependo il senso della nobiltà d’animo – avevano riversato prima su Leo e oggi su di me e solo per averne proseguito l’opera…

Nel mio cuore, pur appartenendo ad un’altra generazione, al pensiero della definizione mio signore appare il suo volto… non è per gioco e non sostituisce il Signore Gesù che vive in me nella più totale accezione cattolica, tantomeno il nostro Padre celeste che ha preparato per noi le nostre future dimore eterne! Sono certo sia così anche per Marisa, Giuseppe, Maria e Gianni. 

Il Signore Iddio, comunque – attraverso il suo Santo Spirito – partecipa alla vita di chiunque faccia della propria esistenza una missione per servirLo, guidandone ogni passo, e così è stato per loro e per me.

Per ognuno di loro, infatti, ma soprattutto per Maria cui è dedicata questa pubblicazione, Gesù è implicito nella loro fede, inglobato, persona viva e producente, Dio è il Padre Celeste, il Padrone delle coscienze, dell’universo, del Regno di Dio,… Leo… la novità sorprendente dopo il Vangelo, la novella inspiegabilmente dell’hic et nunc, dunque la nuova ricerca che ingloba la prima, quella comune a tutti gli uomini di buona volontà, o a coloro che egli ama, la ricerca per comprenderne il personaggio: vero o falso? 

Per precisarne il perché ed il come.

Ecco il perché dell’attenzione quasi esclusiva in Leo diari di Maria a lui, dando per scontato che tutto si ricollega, si mescola, è intriso della presenza di Dio seguendo l’insegnamento di Gesù e che il tutto è da riportare al Suo servizio attraverso l’amore per il prossimo e che questo tutto ritornerà al Cielo.

Ma il rivolgersi di Maria all’interlocutore del suo tempo e al lettore del futuro ha l’intento di narrare la novità bella oltre e dentro la novella del Vangelo. 

Se glielo si chiedeva, Leo Amici poteva aiutarti durante un esame. Potevi vederlo anche in un luogo dove lui non era. Poteva trasmettere ad un altro la facoltà di guarire. Potevi sentire il suo profumo anche a distanza. Aveva alcune piaghe che sanguinavano… dunque si parla di carismi, di bilocazione, di saper leggere e vedere nella vita altrui o anticipare situazioni, di riuscire a scrutare nei cuori e nelle anime delle persone, della sua “scienza”, ecc… come riportano centinaia di testimonianze.

Si può parlare addirittura di miracoli anche se lui diceva che non esistono e che il vero miracolo era il cambiamento nel bene dell’uomo che trova Dio.

In questo contesto Maria, nella sua frequentazione di Leo, scopre e testimonia il tutto, anche in queste pagine. Ricercando una guida per la sua personale realizzazione, ancor prima di essere certa di poterla trovare direttamente in Leo, la trova nella sua fede in Dio e nelle parole di uno scritto di Leo (in dialetto tolfetano) che lei fa totalmente suo. 

 

28.11.1975

Una fiamma te s’è accesa per Iddio che hai sentito.

Ma la devi alimentare con la pace e con l’amore.

Devi dare tutto quanto al tuo prossimo con il cuore,

non ti devi appartare e nemmeno esiliare

che saresti egoista e non saresti altruista.

Con la fede che acquisisci non ti devi vergognà,

non ti devi risentire con l’offesa e la calunnia,

con la calma e l’umiltà devi tutto annullà.

Con l’insulti che ricevi ci corazzi la tua fede,

col tuo viso sorridente devi dar tanta bontà

ed il tuo comportamento il tuo prossimo ha da notà.

Devi vivere beatamente stando in mezzo alla società.

Tutto questo quando avviene?

So’ parole, non so’ fatti!

Sono mete da arrivare e c’è tanto da sudare,

se si suda veramente col volere e con la mente,

è gioioso poi dire che Iddio puoi servire.

E spero al più presto che capite tutto questo,

resto solo a guardare aiutandovi a sfondare.

 

Leo Amici, ad un certo punto della sua vita, disse: «Ovunque nomineranno me, parleranno anche di te». Come S. Chiara e S. Francesco, oserei dire, per trovarne un metro di paragone: Chiara eleva a “padre”, infatti, il fratello Francesco, lo considera il “contadino” della propria “pianticella-anima” quando in lui vede esprimersi la volontà di Dio attraverso la sovrapposizione e identificazione con il dolore del Cristo.

Difficile dunque accogliere con semplicità il rapporto tra Maria e Leo. Lei sposata con figli. Lui anche. 

Difficile per il loro tempo, più semplice forse oggi: dove la distanza da allora e la conoscenza delle loro vite e dei fatti, hanno illuminato le due figure nella giusta messa a fuoco. 

Facile l’interpretazione, al contrario, del rapporto con Leo di Daniela, per lui quasi una figlia adottiva, o me, uno dei tanti giovani formati da lui, spinti e uniti comunque dalle stesse motivazioni di Maria, Marisa, Gianni e Giuseppe.

Più semplice ancora per Gianni, Giuseppe o tutti coloro che lo hanno amato come grandi uomini o donne di fede.

 

Alla fine della lettura di Leo diari di Maria, alla fine dei conti… o di ciò che di lui si testimonia: chi è Leo Amici? Chi è quest’uomo che faceva il segno della croce solennemente ad ogni pasto ed ogni volta che passava dinanzi ad una cappella, una chiesa, un cimitero?

Chi era quest’uomo che aveva salvato un uccellino caduto dal nido portandolo alla sua bocca per potergli aprire il beccuccio con la sua saliva e poi imboccarlo? Gli uccellini che lui salvava lo seguivano ovunque…

Chi era quest’uomo che sapeva, con un amore infinito, infinita comprensione, dando soccorso e risposte ai disagi e alle esigenze delle persone, attrarre e riunire intere famiglie, corrispondere ai giovani e rispondere alle loro domande sulla vita?

Chi era quest’uomo che, al solo parlare, i bimbi rimanevano nel silenzio ad ascoltare e che non ha mai smesso di donare, nemmeno in punto di morte, gentili e pure carezze di padre?

Cosa rappresenti, cosa abbia svolto, quale sia il suo pensiero forse sarà sempre più chiaro per molti, ma chi sia Leo nella sua vera natura forse lo saprà solamente Dio… Lasciamo a chi ne ha facoltà, per aver osservato e studiato, analizzato, sviscerato la vita dei grandi o dei santi, l’ardua risposta...

Dopo le pagine dei diari che restituiscono i suoi primi anni con Leo, Maria non ha più potuto scrivere di sé e di lui: troppo l’assillo, giorno dopo giorno, nel condurre a termine la propria parte nel progetto del maestro. 

Tuttavia altri suoi scritti sono qui pubblicati: sono lettere, dediche o riflessioni. Ne sottolineano la maturazione terrena, ma non quella della sua sostanza che resta immutata nel tempo dopo quel primo e lontano sì in cui si era accorta che l’andare da Leo per contestargli il particolare che, ancora nel 1972, ci si permettesse di chiamare maestro qualcuno, era infondato.

Aveva scoperto, infatti, che per lui sarebbe stato normale anche essere chiamato con un ahò!

Maria è innamorata del marito, fedele ai suoi compiti di mamma – a volte intransigente – ma sempre affettuosa e comprensiva. Non manca mai, nonostante la missione che ha scelto di percorrere accanto a Leo, ai suoi “doveri” che attraverso il suo amore si trasformano in dolci piaceri, e tutto questo permette al marito e ai figli non solo di appoggiarla ma, a loro volta, di seguire le orme di quel maestro che ormai è di “famiglia”. 

Per questo motivo le pagine che seguono e che riportano bene il rapporto particolare tra lei e Leo non si possono misurare con criteri umani e così cito le parole del Santo Padre Giovanni Paolo II rivolte, appunto, ai Santi Chiara e Francesco (che ci possono venire in soccorso): «È veramente difficile disgiungere questi due nomi […] c’è tra loro qualcosa di profondo che non può essere capito se non attraverso i criteri della spiritualità francescana, cristiana, evangelica».

W Maria!

La papera di pozzanghera (come lui l’aveva definita) che con le sue piume impermeabili ripuliva dal fango ogni acqua stagnante.

W Maria! 

Lo stupendo, indimenticabile, indispensabile depuratore (l’aveva chiamata anche così) della nostra vita.

Carlo Tedeschi

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