Natale al Lago di Monte Colombo

Natale 2025 - Gli auguri di Carlo Tedeschi

Per quanto si possa credere nell’essere umano, per quanto si
possa sperare, per quanto ci si possa persuadere ad avere fiducia,
è difficile in questo tratto di tempo troppo lungo guardare col
sorriso alla storia del mondo.
E così non resta, credenti o meno, che guardare più in alto… Si
avrebbe la sensazione che “qualcosa” o “qualcuno” con la propria
forza, in questo caso potente, fermi il peggio influendo sulle sorti
del mondo e delle nostre vite.
Forse non siamo ancora pronti per questo peggio, e non lo si è
mai.
Forse il tempo non è questo… ma quando sarà? e… in che tempo
siamo allora?
Forse sarebbe meglio non chiedersi il perché della sensazione che
“qualcuno” freni dall’alto?
Eppure, se così non fosse, dove saremmo ora, tra i mille fuochi
innescati? le mille parole sbagliate, il dialogo che fa rivalsa? tra i
sentimenti, almeno quelli umani, scomparsi dalla scena? la morte
che sembra superare la vita? Mentre ci ostiniamo a considerarci
estranei, lontani, come non ci riguardassero i furti, gli abusi, gli
omicidi, la violenza… la guerra?
Dove saremmo, ora?
“Qualcosa” o “Qualcuno” veramente sta “frenando”?
E per quanto tempo ancora?
Ecco il Natale: credenti o meno, un bimbo nacque davvero
nell’anno che consideriamo zero.
E poi crebbe, parlò d’amore.
Visse per amare, morì per amore.
Basterebbe una goccia del suo sangue per riciclare il nostro!
Per ora cerchiamo di guardare, tra il caldo fiato d’un bue e un
asinello, quegli occhi innocenti iniziare una storia che cambierà
ancora il corso dell’umanità.
Dopo aver guardato, cerchiamo di sentire, non con l’udito del
corpo ma con quello dell’anima, le eterne melodie delle particelle
del suono che rincorrendosi e mutando frequenza determinano il
ritmo delle nostre vite, pur nel nostro libero arbitrio che è
dignitosa libertà d’intento.
Mi auguro, allora, che tutti possiamo vedere, sentire, udire, anche
nel buio, il battito del cuore dei bimbi, quello dei buoni e dei giusti,
quello dell’umanità ancora, ormai, “toccata” da un afflato divino
che potrebbe, se non sconvolgere la nostra libera volontà, ricevere
almeno il nostro consenso d’infiltrarsi nei nostri pensieri, nei
nostri cuori, nelle nostre menti affinché quell’afflato corra veloce
nel collegamento presente tra un essere e l’altro e arrivi anche nel
cuore dei potenti e poi si sollevi, in alto, per tornare da dove è
partito: là dove tutto finisce, dove tutto inizia.
Carlo Tedeschi