7 Ottobre 2021
Carlo Tedeschi
INAUGURAZIONE STATUA
di Daniela Natale
SPETTACOLO DI CABARET
7 OTTOBRE 2021
Carlo Tedeschi
Guardando all’oggi si può, dopo tanti anni (43 nel mio caso!), ragionare, analizzare, verificare, concludere...
Penso alla Croce di Gesù... alla sua missione.
Quando, come accadde per tutti i buoni maestri della nostra storia, fu prima criticato, poi beffeggiato e, quindi, eliminato, in quest’ultimo atto Lui apparentemente aveva fallito e perso la partita, mentre avevano vinto i potenti che avevano dato inizio e conclusione al loro procedimento di fermare la “novità” del Nazareno la quale nulla, per loro, conteneva di buono.
Nessuna “Buona Novella”, anzi...
La verità sconvolge sempre e scandalizza... prima d’essere accolta, ragionata, analizzata, verificata, per come è stato fatto dopo la sua morte,
pagando anche il prezzo del sangue dei suoi.
Oggi, per come disse Leo: «Strappare il nome di Gesù dal mondo significherebbe per l’uomo cadere in un abisso di male. Gesù trionferà.»... trionferà davvero! Trionferanno il bene, l’amore... l’umanità riuscirà a raggiungere la fratellanza.
È una certezza per me, è la mia fede per la certezza della verità ragionata, analizzata e verificata del personaggio Leo, per l’esperienza di vita che ho vissuto, praticato, condiviso fino ad oggi.
Trionferà...
La fama del Cristo è ancora viva, così la sua traccia, il suo solco, il suo insegnamento. Egli è riuscito nel suo intento: far rivolgere il pensiero e il cuore degli uomini verso il suo Padre buono che è nei cieli.
Il giudizio dei potenti del suo tempo, però, fu quello di porre fine alla sua vita, porre fine alla sua missione, decretare il termine del suo mandato condannandolo a morte. Sotto la Croce nessuno.
Nessuno ai suoi piedi, nessuno ne piangeva il dolore, la mortificazione, l’umiliazione, la sopportazione, lo sconvolgimento fisico, psichico e spirituale dai quali lui ne era uscito con: «Padre, sia fatta la tua volontà... Padre rimetto nelle tue mani il mio spirito». Grande! Era riuscito a comprendere, a perdonare, a concludere, pur nel dubbio
dello sgomento, nell’amore!
Amore di chi, per i suoi amici e i figli del Padre suo, stava dando la vita!
Nessuno ai suoi piedi, se non la madre e le donne pie ad ammirarne,
pur nella tragedia del momento – inconsapevoli –, grandezza e umiltà!
Il suo nome, comunque, dopo l’ignobile fine che, umanamente, ne decretava un compimento conclusivo nell’anonimato del mondo e lo relegava ad uno dei tanti uccisi sulla croce di cui sarebbe stato impossibile ricordarne anche solo il nome – figuriamoci la vita e le gesta –, il suo nome resta, si schioda dalla Croce e scorre fino ad oggi nel mondo.
Ecco sorgere Gesù nuovamente, ri-sorgere! E poi, attraverso l’azione del suo spirito... un altro Gesù ed un altro ancora, senza possibilità alcuna di relegarlo nell’oblio sia come uomo che come Maestro il quale, come scintilla e sostanza divina, come cellula rigenerante e salvificante, era sceso dallo spazio...
Tutto ciò per poter osservare e “calmierare” all’oggi la nostra realtà...
Ali di croce - Carlo Tedeschi - olio su tela
Nella notte del 9 settembre una frase mi girava nella mente, mi si capovolgeva, mi apriva spiragli e poi mi spalancava porte...
ruotava e rimbalzava fino a farmi alzare per fissarne sulla carta le parole: «Le migliaia di persone conosciute, accolte e frequentate sono state tutte considerate nella loro parte alta ma alcuni, magari più vicini di altri, anziché porsi e scambiare con gli altri la loro parte alta – sentendosi capiti, apprezzati, valorizzati per tale parte dal maestro Leo in primis e poi da Maria, da me, da Daniela... – avevano espresso la loro parte bassa.» “Tanto c’è chi mi capisce!” questo forse è riecheggiato in tante menti.
Ma è stata una catastrofe, in quanto il male ha indotto a tradire l’argomento base di Leo e cioè la sua indicazione cristiana all’amore verso il prossimo, al non giudicare, all’unione fraterna, al «...devi dare tutto quanto al tuo prossimo con il cuore, non ti devi appartare e nemmeno esiliare, che saresti egoista e non saresti altruista...» (L. Amici).
Una sorta di: “Dal momento che c’è chi mi capisce e apprezza, perché tutti gli altri non lo debbono fare?”
Forse la missione cristiana di ognuno era sembrata quella di parlare con altri non coinvolti nella stessa opera? Agli sconosciuti? Ai nuovi? Puntualmente, quando tali persone, quelle nuove, divenivano assidue potevano rimanere comunque vittime delle pretese personali di chi li aveva accolti.
Facile parlare agli altri di ciò che si conosceva bene, farsene fregio per amor proprio o ripararsi nel “noi facciamo, noi diciamo, ecc.”.
Ho combattuto tanto per tutto ciò perché ne intuivo le conseguenze, così come per le iniziative personali senza una condivisione continua e un rapportarsi alle guide principali.
Per ciò che il maestro Leo definiva “clinica” ho lottato in tutto questo tempo affinché, attraverso i medici e il personale specializzato coinvolto, si arrivasse ai risultati, al conforto, la cura, la guarigione...
e così è stato, per quanto con fatiche disumane, attraverso il poliambulatorio e le varie iniziative sociali ed umanitarie.
Oggi, purtroppo, anche per la pandemia, è tutto fermo.
Così come il teatro, benché con qualche risorsa in più come è stata l’arena all’aperto nel Parco della Musica.
Anche l’opera di aggregazione, la cura dei giovani, la loro educazione alla bellezza, all’arte, ai veri valori, alla vita... spesso mi hanno trovato solo nella lotta per poter realizzare il tutto e spesso senza figure genitoriali sufficienti o senza i volontari, così come le strutture pubbliche.
Eppure sono ancora qui, siamo ancora qui...
C’è bisogno oggi, come dopo la Croce, – sappiamo chi ci si è immolato nel dedicare totalmente se stesso, pagando di persona – c’è bisogno di altri Gesù, affinchè i giovani ricevano esempi concreti e l’opera continui nel tempo.
Dopo la nostra gioventù nella quale, per come ho già scritto, abbiamo incontrato l’accoglienza, l’amore, la comprensione, l’essere accettati per come eravamo, guardando solo alla nostra parte alta, quella della similitudine con Dio, quella collegata a Leo in virtù della nostra anima, della nostra ricerca, del nostro peregrinare nella nostra mente e nella nostra vita, cercando qualcosa o “qualcuno”, ecco dopo tutto ciò...
il banco di prova di ognuno all’interno dell’opera, all’interno di una missione.
Il dubbio che non ha portato allo sforzo di scavare e scoprire, ad un chiarimento, ad un confronto continuo, il sacrificio a volte tralasciato per scivolare nel comodo... e così via... presentando il fianco al male del mondo... le sofferenze, il tormento, la colpa quasi dello scorrere nel male... hanno fatto la loro terribile parte!
Eppure la Sua luce è sempre stata lì, pronta ad illuminare, al momento giusto, la strada perduta...
«Il mondo ha bisogno, l’amore c’è...» direbbe Maria.
Il nostro ormai è un mondo dove il male sembra essere al colmo, dove il peggio sembra vivere e rivivere, eppure sappiamo che tutto ciò che Leo ha trasmesso, come per Gesù ed anche in virtù di Lui, non potrà morire.
Ho come l’impressione, però, che quel tutto serva, soprattutto, per un “dopo”.
Dopo di lui.
Dopo che il male sarà arrivato al colmo.
Dopo lo scoppio di un’ultima guerra, mondiale?
Dopo che l’uomo, arrivato all’ultimo gradino, potrà giudicare il male e cambiare strada.
Dopo che noi, nello stesso percorso di vita, ci renderemo conto di tutto ciò? Proprio in virtù dell’essere stati amati, apprezzati, capiti, sostenuti, prima di tutti gli altri?
Dopo di noi, quando i giovani di oggi ne prenderanno il testimone!
Questa è la speranza in questo 7 ottobre in cui ancora è impossibile incontrarsi o, meglio, lo sarebbe, ma non senza pericoli e perplessità e dunque, per come sembra essere giusto, ancora lontani.
Rimaniamo, però, immersi nella nostra personale realtà e in quella di questo nostro mondo per poter discernere, capire, accettare e rimanere buoni, umili e, nella grande forza che ne deriva e che contraddistingue tutti coloro che lo hanno voluto prima di noi come Leo, Maria, Daniela..., emergere dalla rigida postazione per respirare aria densa di fede e di luce, affinché non si possa mai dire: “È troppo tardi!”
Dio osserva, agisce, veglia, soccorre, perdona, in virtù proprio di tutto ciò che siamo stati chiamati, attraverso Leo, a ricevere, capire, fare nostro per poter scegliere e restituire tutto questo con tutto noi stessi e tutte le nostre forze ripetendo: «Il mondo ha bisogno, l’amore c’è...» (Maria), «Mi trovate nei vostri occhi quando userete l’amore, io mi specchio lì.» (Daniela), «Io attendo anche l’ultimo dei miei figli!» (Leo).
Ecco, siamo giunti fin qui.
Il traguardo già s’intravvede e dunque lo scatto finale è dovuto per noi stessi, la nostra dignità personale tanto curata da Leo, Maria, Daniela, per dare l’esempio ai giovani in panchina, per conquistare il premio della vittoria personale, per gustare nella pace, finalmente, gli ultimi incredibili bagliori della nostra meravigliosa storia senza fine, senza tramonto e quando, al calar del sole che non rabbuia ma che presagisce l’alba senza fine, accolti da Dio rincontreremo Leo, ci rincontreremo e potremo riconoscerci ancora: sarà dolce naufragare nelle coste soleggiate dove un leggero venticello ci avrà sospinto, sapendo dove stiamo approdando, conoscendo la meta e colui e coloro che ci attendono.
Quanta perfezione vedo, mio Dio, nella nascita di un bimbo
- piccolo ¬,
nella sua crescita, nell’adolescenza, nella maturità, nella vecchiaia...
Quanta perfezione!
Tutto ciò per poter superare questo banco di prova
che è la vita di ognuno.
È stato tutto calcolato perché tutti possano cercarti e capire...
capire e cercarti nell’onestà, nell’amore, nell’impegno civile e privato,
nella responsabilità del lavoro scelto...
È tutto così perfetto!
Tutto è stato dato per poter “superare” a pieni voti!
E tutto ha la sua proporzione, tutto è rafforzato
dinanzi al Tuo Meraviglioso Sguardo Potente!
Perché ho questi pensieri?
Perché questa veduta?
Ora che molte cose sono finite,
portando con sé ogni respiro d’amore e di fatica,
ma che hanno lasciato tracce di sgomento e la realtà dell’oggi...
Tutto ancora da definire e da affrontare...
Eppure... ecco il perché dei miei pensieri: la Perfezione è lì, dinanzi.
Quando tutto sembra finire senza possibilità di un nuovo inizio,
anche se la fede illumina... la Perfezione è lì...
a ricordarti che tutto ruota nel modo più perfetto
e... a ricordarsi, la Perfezione, di te.
Di te che ansimi nel tempo e nelle sue difficoltà
trapassando tutte le tappe e i traguardi della vita,
la nostra...
Così m’inchino, per vivere, vivere...
vivere ancora e nel respiro inalare e restituire amore, nella mente - aperta - far penetrare la Verità per farla mia attraverso il cuore che batte, palpita, scalpita, scuote ripercuotendo tutti i movimenti d’amore, d’estasi, di coraggio, di fatica, di tenerezza, vissuti e rivissuti per te, mio Signore.
Carlo